TENDER , PREZIOSO COMPAGNO DI BORDO






L’efficienza di una barca e il comfort a bordo dipendono anche dal battello di servizio e il relativo fuoribordo imbarcati. Qualche consiglio su come scegliere questa indispensabile dotazione, il suo utilizzo in mare e sulla manutenzione ordinaria.

Un gommone di servizio  dotato di un buon motore fuoribordo migliora la vita in barca e offre una serie di vantaggi: fare escursioni alla ricerca di nuove spiagge o baie solitarie, andare a terra e tornare rapidamente a bordo, facilitare gli spostamenti in porto dell’equipaggio e dei bagagli, offrire assistenza alle manovre durante di ancoraggio in rada. L’importante è scegliere un prodotto di qualità, averlo sempre a bordo ben rizzato e pronto all’uso, nonché curarne la manutenzione ordinaria per tenerlo sempre in perfetta efficienza e allungarne la durata.

Lo spazio di stivaggio a bordo è uno dei fattori che incide sulla scelta del battello di servizio.

Quale Tender scegliere? Carena, dimensioni, peso e ingombro

Come orientare la scelta al momento dell’acquisto di questo prezioso compagno di bordo? La prima distinzione è tra i Tender semirigidi con carena in vtr e i Tender ripiegabili. I Gommoni con carena rigida offrono prestazioni migliori in acqua perché planano subito, sono più pratici nella manutenzione e hanno maggiore resistenza all’usura nei vari “spiaggiamenti” su sabbia, ghiaia, etc. Per contro hanno un peso maggiore che rende più impegnativo issarli a bordo, oltre a essere più ingombranti per cui possono essere stivati o in coperta con il fondo rivolto verso l’alto, oppure a poppa issati su un’apposita gruetta oppure ancora sugli yacht più grandi all’interno dello specchio di poppa.

I Tender pieghevoli viceversa sono generalmente meno performanti in acqua, ma hanno pesi contenuti e soprattutto possono essere facilmente stivati in un gavone quando non in uso. Possono avere un pagliolato sfilabile a stecche realizzate in legno, resina o alluminio oppure un pagliolato gonfiabile ad alta pressione. Gli ultimi modelli di questa categoria hanno rigidità elevate e prestazioni non troppo lontane dai tender a carena rigida.

I piccoli tender ospitano al massimo 2 persone, mentre modelli più grandi arrivano a oltre le sei.

Tender, quante persone posso trasportare

Altri fattori che orientano la scelta del tender sono il numero di persone che si pensa di imbarcare: i battelli più piccoli ospitano solo due persone, mentre i più grandi possono superare i sei posti. Poi ancora lo spazio di stivaggio disponibile a bordo (lunghezza coperta, specchio di poppa, garage, etc.) e il peso del gommone, decisivo nelle operazioni di alaggio e varo, sono elementi da non trascurare nella scelta del modello più adatto.

Motore: tradizionale o elettrico

Quanto alla motorizzazione, anche qui la scelta si pone tra un piccolo fuoribordo funzionale solo a brevi spostamenti “soft”, che si ala con facilità, leggero e poco ingombrante e invece un motore più potente che garantisce migliori prestazioni anche in condizioni di vento sostenuto e mare formato, ma è più pesante, più ingombrante e impossibile da issare a bordo senza l’ausilio di una gruetta con paranco. I costruttori di tender propongono sempre una motorizzazione adeguata al mezzo che può essere un buon riferimento. Un’alternativa da valutare attentamente sono anche i motori elettrici : silenziosi, leggeri e disponibili ormai anche a potenze elevate.

In mancanza di una gruetta con paranco, il tender può essere issato a bordo tramite una drizza.

Pressione tubolari, sicurezza e dotazioni di bordo

Alcune precauzioni devono essere riposte nell’uso del battello di servizio. A partire dalla pressione dei tubolari, che dovrebbe essere quella prescritta dal costruttore e in ogni caso verificata prima di ogni utilizzo. Una buona regola è di non eccedere mai nel gonfiaggio poiché, una volta esposti al sole, i tubolari potrebbero scoppiare per colpa della dilatazione dell’aria dovuta al calore dei raggi solari. I tubolari sono divisi in diverse sezioni che occorre gonfiare progressivamente: non gonfiare mai al massimo una sezione se le altre sono ancora sgonfie.

Navigare in sicurezza con il Tender

In navigazione solitaria è imperativo collegare sempre al polso del timoniere l’apposito cinghietto di sicurezza della chiavetta per arrestare il motore in caso di emergenza. Inoltre ricordarsi sempre di imbarcare le dotazioni, i remi, i giubbotti salvagente e una sacca con ancora, una cima di rispetto, il coltello, la torcia, un vhf stagno, una sassola per sgottare l’acqua dal fondo, un kit di riparazione per i tubolari e alcuni pezzi di ricambio del motore.


Pulizia del gommone: eliminare le macchie ostinate

Un ultimo accenno alla manutenzione del battello di servizio. Sciacquare spesso il tender con acqua dolce e spazzola per eliminare il sale, la sabbia e la ghiaia sul fondo già ne allunga la vita. La carena del gommone, come quella della barca, se rimane in ammollo in acque calde per più di una settimana comincia a sviluppare una vegetazione di alghe che frenano la corsa e aumentano i consumi di carburante. Basta un colpo di spugna ogni 2-3 giorni per evitare che il processo cominci.

Per una pulizia più vigorosa sarebbe bene utilizzare un detergente specifico per gommoni  e mai gli sgrassatori per uso domestico che potrebbero intaccare lo strato superficiale dei tubolari. Altrettanto importante è non mettere il detergente direttamente sul tessuto, ma su un panno o una spugna e strofinarlo uniformemente, dapprima diluito in acqua dolce e più concentrato dove lo sporco è ostinato. Risciacquare abbondantemente il tutto comprese le eventuali cimette tientibene. Se dopo il lavaggio persiste qualche macchia, si può procedere con un batuffolo di cotone appena inumidito con diluente alla nitro, mentre per eliminare le macchie di muffa si può utilizzare un prodotto a base di ipoclorito di sodio in gel. Assolutamente da evitare è la candeggina che penetra nel tessuto e lo macchia in maniera indelebile.

Ultimata la pulizia, si può procedere alla ceratura. Esistono in commercio apposite cere impregnanti che ammorbidiscono i tessuti del tender prevenendo eventuali screpolature che permettono all’umidità di penetrare all’interno e formano uno strato protettivo antibatterico e impermeabile.





Manutenzione e Rimessaggio motore fuoribordo

Per chi non usa il gommone o la barca tutto l'anno, e' tempo di fare l' invernaggio al motore.
Cosa è l' invernaggio??In gergo si dice invernaggio, tutte le operazioni necessarie a garantire l'efficienza del motore durante il riposo invernale, cosi'da avere il motore efficiente e pronto all'uso per la prossima stagione.
Ci sono alcune operazioni necessarie sui 2t e altre esclusivamente per i 4t (in seguito specifichero' se l'operazione in oggetto è dedicata ad uno o all'altro in caso non specifico, l'operazione, è da effettuare su tutti e due).

Come prima cosa, avviare il motore con le cuffie o con un bidone capiente, farlo girare con l'acqua dolce per almeno 15/20 minuti a vari regimi(non sgasate troppo in folle).In questo modo il termostato si apre e consente all'acqua dolce di raggiungere tutto il circuito.
PER I 2 TEMPI CARBURATI, scollegare il connettore del carburante e far finire la benzina(in questo modo i getti rimangono puliti da eventuali grumi di olio o benzina).

Smontare il piede e controllare la girante(come spiegato nel post sulla sostituzione della stessa).Nel caso abbia segni di usura sostituirla .
In piu' smontare l'elica e ingrassare l'asse(controllate anche la gomma del parastrappi all'interno dell'elica).Potete approfittare per dargli una verniciatina. Se necessario sostituite la spina di sicurezza che blocca il dado. Riavviate il motore per controllare il getto della spia(oppure controllate il tutto prima di fare il lavaggio con l'acqua dolce).

Con un ingrassatore tipo quello che usano i camionisti, ingrassate tutti i punti dove ci sono le ciliegie per ingrassare.

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Alcuni motori hanno delle ciliegie di misura particolare, bisogna procurarsi un innesto della misura giusta.
Pompate il grasso e azionate il leggerissimo fino a quando non esce il grasso pulito.
Nel caso non si riesca ad inserire il grasso, probabilmente c'è la ciliegia bloccata, oppure del grasso solidificato all'interno.
Smontate, sostituite e pulite, poi riprovate a pompare il grasso.
Io utilizzo del grasso filante giallo al litio. Non trascurate questa operazione, se si blocca il canotto dello sterzo, bisogna smontare tutto, e l'operazione è abbastanza costosa.

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E' meglio fare questo intervento almeno una volta all'anno.

Controllate tutti gli anodi(piede e cavalletto trim),sostituiteli con anodi originali(quelli di concorrenza sono di qualita' pessima).
I fuoribordo a 4t,hanno anche degli anodi sul blocco motore o sulla testata.

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Questo è un blocco Honda,gli anodi sono applicati dietro a quei tappi neri.

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Questo invece è un blocco Suzuki

Gli anodi interni hanno una durata maggiore, puliteli dal calcare spazzolandoli e se non sono consumati oltre il 50% rimontateli. Occhio alle guarnizioni o gli o ring.Se sono danneggiati sostituiteli.

Smontate le candele(attenzione alla posizione delle pippette,alcuni motori hanno una posizione particolare).Controllate che non siano troppo usurate,nel caso sostituitele.Con una siringa spruzzate un po di olio(senza esagerare)all'interno dei cilindri(va bene anche olio per miscela).Fate girare un po il motore senza le candele e rimontatele.

Smontate il coperchio del termostato(si trova sul blocco o sulla testata).
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Rimuovete il termostato,mettetelo a bagno con un anticalcare,risciaquatelo.Fate la prova di apertura con un pentolino di acqua calda(circa 60 gradi).Deve aprirsi completamente o quasi(almeno l'80%).se rimane bloccato aperto,oppure non si apre,sostituitelo.
Occhio alla guarnizione del coperchio termostato,se si rompe,potete farne una nuova con carta per guarnizione dello stesso spessore,reperibile in un negozio di autoricambi.

Controllate tutti i cavi elettrici ,soprattutto il pos. e il neg.che vanno ai relais del motorino d'avviamento.Se notate il tipico colore verde dell'ossidazione del rame,intervenite.
Ingrassate anche i cavi di rinvio del monoleva.

Irrorate tutto il blocco motore,testata e componenti con del CRC.
Attenzione alla cinghia di distribuzione e negli Optimax e nei Yamaha HPDI,alla cinghia del compressore,non mandateci CRC o similari,devono rimanere asciutte.
Alcuni Suzuki e honda non hanno cinghia di distribuzione.

Sui 2t a miscelatore,controllate con attenzione i tubicini in gomma dellostesso.Se usurati,sostituiteli.
Uno sguardo anche al connettore del carburante(per tutti e due i tipi di motore).
Controllate anche il filtro separatore,se è il caso pulitelo e sostituite la cartuccia filtro

Sui 4t,uno sguardo all'astina dell'olio,nel caso sostituitelo,anche il filtro.


Se il motore sta al coperto,lasciate la calandra leggermente sollevata(basta anche una tavoletta di legno)in modo da fare circolare aria fresca all'interno.

Ora il vostro motore puo'godersi il letargo invernale.
Se mi accorgo di aver scordato qualche operazione,l'aggiungo in seguito bye1gif

GRAZIE SERGIONE !!!!!!!!!!

Storia del SUP tavole e avventure

Lo stand up paddle (acronimo SUP) è una variante del Surf in cui si sta in piedi su una tavola (simile a quella del surf ma con maggior volume per sostenere il peso dell'atleta), utilizzando una pagaia remo apposita per la propulsione. Questo sport ha avuto una considerevole crescita negli ultimi anni a livello mondiale, con molti
Stando ad analisi dei diari di James Cook, già nel 1778 l'esploratore inglese, come primo europeo a sbarcare alle Hawaii, ebbe modo di osservare alcuni nativi pagaiare in posizione eretta su grosse tavole per cavalcare le onde. Altri ritengono che si trattasse semplicemente di pescatori e che, in ogni caso, la nascita di questo sport sia avvenuta intorno agli anni '50 a Waikiki, con la riscoperta del Surf da onda capitanata da Duke , che avrebbe creato, anni dopo, la prima generazione di beachboys. È in quegli anni che iniziarono ad essere pubblicate sui quotidiani statunitensi le prime foto di surfisti. Sembra che uno dei fratelli Ah Choy (Bobby), fra i più noti beachboys dell'epoca, ebbe un'idea per scattare delle foto in acqua e quindi più vicino all'azione con una prospettiva completamente diversa e più realistica. Si fece prestare un remo e pagaiando su un longboard arrivò, senza cadere, nei pressi del break point, immortalando l'azione per la prima volta dall'acqua con una Kodak.

Il Beachboy Surfing

Senza saperlo, Bobby aveva creato un nuovo modo di surfare che fu battezzato "Beachboy Surfing". Ma nessuno all'epoca pensò che uscire con una tavola grande e remo, sarebbe stato enormemente appagante anche senza la necessità di usare quel mezzo per fare fotografie.

I primi anni Settanta

Con la shortboard revolution degli anni Settanta, sembrò che addirittura surfare con i longboard fosse diventato anacronistico, ma non per tutti. John Zabatocky, come Bobby Ah Choy anni ed anni addietro, iniziò ad uscire con tavola e remo per scattare foto agli altri surfisti e poi adottò questa tecnica come suo unico modo di surfare.

La riscoperta del Beachboy Surfing: Laird Hamilton

Sebbene Bobby Ah Choy e John Zabatocky possano essere considerati i pionieri da tale sport, è il più grande surfista oggi vivente, vale a dire Laird Hamilton, che ne gettò le basi per la sua riscoperta e definitivo successo. Già anni addietro Laird aveva introdotto un nuovo e più efficiente modo di surfare le grandi onde oceaniche grazie all'assistenza della moto d'acqua, facendo così nascere il Tow-in Surfing. Se nel caso del Tow-in Surfing l'idea di farsi trainare sull'onda era nata da una comune barca usata per fare Wakeboarding, l'ispirazione questa volta Laird l'avrebbe avuta osservando alcuni istruttori di surf hawaiani che per meglio seguire gli allievi durante i corsi preferivano affiancarli su longboard rimanendo in posizione eretta e pagagliando con un remo. Pur non trattandosi quindi, come nel caso del Towing, di una vera e propria innovazione, a Laird va comunque riconosciuto il merito della riscoperta del "Beachboy Surfing" così come l'affinamento del mezzo, e quindi dello shape delle tavole da SUP e del remo. A distanza ormai di qualche anno passato dall'inizio della pratica isolata da parte dei precursori di tale sport (meritano particolare menzione Dave Kalama e Robby Naish), lo Stand Up Paddling è ormai uno sport affermato ed in piena espansione, con una crescita esponenziale del numero di appassionati ed un'offerta di materiali sempre più completa ed orientata all'innovazione, basti pensare ai remi in carbonio e all'alleggerimento continuo delle tavole.

Il SUP come sport acquatico crossover

Così come è stato per il windsurfing in precedenza e per il kiteboarding più di recente, lo stand up paddling, in quanto sport "crossover", è in grado di richiamare l'attenzione di appassionati di altre attività sportive acquatiche, come, appunto, il Surf da onda, il Kayaking, il Windsurfing ed il Kiteboarding, tanto per menzionarne alcune.

Il successo

I motivi dell'entusiasmo che sta circondando lo Stand Up Paddling sono molteplici: il primo e più insospettabile, soprattutto per praticanti di sport sicuramente più dinamici come il Windsurfing o il Kiteboarding, è il divertimento. Il solo pagaiare su una SUP board, facendo cruising lungo la costa, cioè diporto, è piuttosto divertente ed appagante, anche in considerazione del fatto che dal punto di vista del fitness si tratta di un eccellente allenamento. Occorre anche osservare che alcune delle più moderne tavole proposte delle case produttrici sono dotate di scassa d'albero e quindi possono essere usate come windsurf da vento leggero. Inoltre la differenza rispetto ad un longboard da surf classico è la possibilità di surfare onde non solo più piccole, ma anche in anticipo, visto che le tavole SUP sono più grandi. La tecnica di surfata è poi fondamentalmente la stessa con in più il vantaggio di poter usare la pagaia non solo per migliorare il proprio equilibrio, ma anche per effettuare manovre molto radicali immergendone la pala durante la surfata e facendolo dunque fungere da pinna mobile. Trovandosi in posizione eretta sulla tavola già prima della surfata è anche più semplice selezionare le onde migliori dei set. L'altro vantaggio, soprattutto per i Windurfisti ed Kitesurfisti che frequentano spot poco ventosi, consiste nel fatto di poter andare in acqua ed allenarsi con continuità. Andrebbe anche menzionato un ulteriore valore aggiunto di tale sport derivante dal fatto che con una tavola da SUP è possibile uscire in qualsiasi specchio d'acqua, anche piccolo.

La tecnica

A livello squisitamente tecnico lo Stand Up Paddling non è molto difficile da apprendere, soprattutto se si proviene dal Surf da onda e dal Windsurfing. Si tratta in ogni caso di uno sport estremamente facile da apprendere anche da autodidatti, almeno per quanto riguarda la sua variante diportistica. Basta farlo con una tavola sufficientemente stabile, ovvero con un discreto volume (oltre i 150 lt per i più leggeri)

Il SUP in Italia

Nel 2007 nasceva  il primo sito/rivista online italiano, ed uno fra i primi al mondo, dedicato al SUP che si dedicava da subito alla promozione di questo sport in Italia dove nelle sue varianti esso è oggi praticato da migliaia di appassionati. Con una base di praticanti in continua crescita lo Stand Up Paddling è lo sport acquatico del momento.

Le tipologie di tavola

Tavola epoxy

Tavola realizzata in resina rigida, rivestita di una vernice denominata gel coat.

Tavola poliestere

Tavola realizzata con una resina più morbida. Questo tipo di tavola è soggetto allo sfondamento ma è facile da riparare, al contrario delle tavole in epoxy. L'uso di stecche di legno aumenta la solidità della tavola.

Tavola SUP gonfiabile

Dal 2010 sono disponibili tavole SUP gonfiabili per ridurre notevolmente le esigenze di spazio durante lo stoccaggio e i viaggi. Una volta sgonfia, la tavola si arrotola e si ripone in uno zaino. Realizzati con strati di PVC rinforzato, i SUP gonfiabili sono resistenti e possono essere utilizzati per la pratica della passeggiata e delle acque bianche. All'interno del pannello, una struttura in rete in fibra di poliestere gli conferisce una buona rigidità e gli permette di mantenere la sua forma. I bordi piuttosto arrotondati ottenuti con questa costruzione non permettono di produrre tavole perfettamente competitive nel campo del surf o del racing, anche se dal 2012 alcune tavole gonfiabili da gara hanno dato buoni risultati. I fabbricanti di SUP gonfiabili più famosi e riconosciuto nel mondo sono Red Paddle, Fanatic, o Key West.

Con la tecnologia a doppia camera, alcuni marche di SUP come Aztron hanno ridefinito gli standard di sicurezza dell'industria. Due caratteristiche fanno la differenza: la camera interna aggiuntiva garantisce una galleggiabilita'  pari al 50% della galleggiabilità totale della tavola, che permette di garantire la sicurezza del paddler in caso di foratura o perdita. La camera aggiuntiva incorpora una costruzione con colonne d'aria e divisori laterali posizionati nella "zona stazionaria" che consente di migliorare del 30% la rigidità della tavola SUP.

La tavola gonfiabile è realizzata in drop stitch che consiste nel legare strati di PVC con fili di poliestere. Questa maglia struttura e irrigidisce il SUP una volta sotto pressione e permette di avere una tavola gonfiabile che non ha l'aspetto di un palloncino.

Ci sono diverse costruzioni Drop stitch:

  • Monostrato: Leggero e meno costoso
  • Monostrato + stringer: l'aggiunta di una striscia in PVC sul ponte o i bordi (in generale) migliora la rigidità della tavola.
  • Doppio strato (incollato): più pesante, l'aggiunta di un secondo strato di PVC migliora notevolmente la rigidità, più di un semplice stringer. In genere, queste tavole SUP non durano molto nel tempo.
  • Doppio strato fuso: Il secondo strato di PVC viene "fuso" (e quindi senza colla) con il primo, entrambi tesi. Tra i due strati, il fabbricante inserisce una fibra unidirezionale percepibile sulla costruzione. Con questa costruzione, la tavola è più leggera del 20% e ha una rigidità aumentata del 30%.

Un SUP gonfiabile si gonfia a circa 15 PSi per l'uso comune. Solo le tavole da racing si possono gonfiare a una pressione maggiore.

Quando serve la patente nautica?

quando serve patente nautica

Quando serve la patente nautica? E quando, quindi, è obbligatorio avere questa licenza per uscire con una barca? Ebbene, intorno a questo argomento vige una grande confusione, un po’ per i tanti fattori da tenere in considerazione per capire se, in un determinato caso, vi è o meno l’obbligo di patente nautica; un po’, inoltre, perché la normativa è cambiata spesso con piccoli scarti da una parte e dall’altra, andando a inglobare di volta in volta nuove categorie di naviganti tra quelli che necessariamente devono essere dotati di licenza.

Il problema è che il confine tra la possibilità di navigare senza documenti e l’obbligo della patente nautica non è netto e lineare. Tutti sappiamo che, per guidare un’automobile, è necessaria una patente di guida B, eccezion fatta per i praticanti che, con parecchi limiti, possono esercitarsi con il solo foglio rosa. Non è invece così per i naviganti: in questo caso capire quando serve la patente nautica non è semplice, né immediato. In questo articolo, però, vogliamo andare ad approfondire questo argomento, così da fugare ogni dubbio dei nostri lettori.

I tipi di imbarcazione: natante, imbarcazione, nave

Prima di vedere quando serve la patente nautica e quando invece si può navigare senza nessuna licenza, è certamente il caso di distinguere tra i diversi tipi di unità da diporto. Se infatti come vedremo non sono solamente le dimensioni della barca a decidere quando è obbligatorio avere la patente nautica e quando non lo è, è altrettanto vero che questo passaggio è fondamentale per capire chi deve fare l’esame e chi, invece, può continuare a usare la propria barca senza nessuna preoccupazione di ordine burocratico. Partiamo dunque col dire che il nostro Codice della Nautica riconosce tre tipi di unità da diporto, ovvero il natante da diporto, l’imbarcazione da diporto e la nave da diporto. Nello specifico:

Con il termine ‘natante da diporto‘ ci si riferisce a qualunque unità a remi, a motore o a vela la cui lunghezza non oltrepassi i 10 metri. I semplici natanti da diporto, tra le altre cose, non devono essere iscritti al Registro Imbarcazioni da Diporto tenuto dalla Capitaneria di Porto.

Si definiscono invece ‘imbarcazioni da diporto‘ tutte quelle barche lunghe più di 10 metri ma meno di 24 metri. In questo intervallo cadono la maggior parte della barche a vela e a motore utilizzate per fini turistici o agonistici. In questo caso l’iscrizione al Registro Imbarcazioni da Diporto della Capitaneria di Porto è obbligatoria; per quanto riguarda il numero di passeggeri massimo e i limiti di navigazione di ogni singola imbarcazione da diporto è necessario consultare la licenza della barca stessa.

Ci sono, infine, le ‘navi da diporto‘. Con questo termine si indicano tutte le unità da diporto con una lunghezza di oltre 24 metri.

L’obbligo patente nautica in base alla lunghezza della barca

In Italia c’è una particolarità assoluta per quanto riguarda l’obbligo di patente nautica: la legge, infatti, dà la possibilità di condurre natanti da diporto e imbarcazioni da diporto senza l’obbligo di patente nautica. Questo non vuol dire, però, che qualsiasi persona può pilotare queste barche in qualunque situazione. Assolutamente no: è più corretto dire, dunque, che vige sempre l’obbligo di patente nautica per pilotare delle barche superiori ai 24 metri di lunghezza, e quindi per le navi da diporto, sia a motore che a vela. Nello specifico, per le navi da diporto è necessario la patente nautica di tipo B, la quale può essere conseguita da chiunque sia in possesso di una patente nautica di tipo A senza limiti da almeno 3 anni. Già questo particolare, ovviamente, ci suggerisce che in alcuni casi – diciamo pure in molti, moltissimi casi – la patente nautica è necessaria anche per la guida di imbarcazioni con una lunghezza inferiore ai 24 metri. Quindi sì, teoricamente nel nostro Paese è possibile condurre una barca da 10 metri senza patente, come imbarcazioni molto più lunghe. Ma solo al di sotto di certe cilindrate, e solamente entro una certa distanza dalla costa, e via dicendo.

L’obbligo patente nautica in base alla distanza dalla costa

Quando serve la patente nautica in relazione al tipo di navigazione? A prescindere dalla lunghezza della barca e dalla potenza del motore, bisogna sapere che la patente nautica è sempre obbligatoria per navigare oltre le 6 miglia dalla costa. Che si stia guidando una barca da diporto oppure un natante, quindi, non fa alcuna differenza: a partire dalle 6 miglia dalla costa, solo chi è munito di patente nautica può condurre una barca.
A partire dai dati esposti finora, quando non è obbligatoria la patente nautica per guidare una barca? Ebbene, non lo è la barca non supera determinati limiti di motorizzazione – come vedremo dopo –, se non si naviga oltre le 6 miglia e se la barca è lunga meno di 24 metri. Anche l’età, in questo caso, gioca un fattore essenziale. A prescindere da tutto, infatti, è necessario aver compiuto 18 anni per guidare delle imbarcazioni da diporto; per condurre un natante a vela con una superficie velica superiore ai 4 metri quadrati o per condurre un natante a remi entro 1 miglio dalla costa è invece necessario avere almeno 14 anni.

Sempre riguardo le distanze dalla costa, poi, vi è un altro dettaglio importante da annotare. Non bisogna infatti dimenticarsi del fatto che, per navigare entro le 12 miglia, è sufficiente possedere, per l’appunto, la patente nautica entro 12 miglia, la quale costituisce per l’appunto la licenza entry level nel mondo della nautica. Con questa patente nautica non esistono limiti di potenza: si possono dunque guidare tutte le barche – a vela e a motore – lunghe fino a 24 metri, entro le 12 miglia. A voler essere ancora più precisi, la patente entro 12 miglia con limitazioni permette di condurre le sole unità a motore, mentre la versione completa di questa patente nautica consente di pilotare anche la barche a vela. Per condurre una barca oltre le 12 miglia è dunque necessario fare eventualmente un upgrade, e quindi sostenere un esame integrativo.

Va sottolineato che con la patente nautica entro le 12 miglia dalla costa nessuno ti vieta di guidare un’imbarcazione certificata per la navigazione senza limiti: a contare non è il tipo di barca, quanto invece solo e unicamente l’effettiva distanza dalla costa. L’integrazione per il passaggio dalla patente entro 12 miglia a quella senza limiti non prevede, tra l’altro, alcun esame pratico: è necessario affrontare la sola parte teorica.
La patente senza limiti, del resto, non è fondamentale per fare escursioni e viaggi di tutto rispetto. Per assurdo – per fare un esempio piuttosto conosciuto – è possibile raggiungere la Sardegna dall’Italia anche con la patente nautica entro le 12 miglia, pur essendo l’isola distante oltre 150 chilometri dalla costa italiana. Basterà partire da Livorno e raggiungere la Corsica, navigando entro le 12 miglia dalla Gorgona e dalla Capraia, o magari partire da Piombino e approfittare dell’isola d’Elba e quindi della Pianosa. Il trucco, dunque, sta nello sfruttare gli arcipelaghi per arrivare fino in Corsica, e da lì portarsi verso la Sardegna.

La navigazione entro le 12 miglia dalla costa, del resto, offre parecchi vantaggi: si pensi per esempio a tutte le dotazioni di sicurezza non obbligatorie entro tale distanza. Basteranno la zattera di salvataggio costiera, le cinture di salvataggio, le boette, i fuochi a mano, i razzi paracadute, gli apparecchi di segnalazione sonora e la radio VHF, laddove invece, oltre le 12 miglia, si dovranno aggiungere anche la zattera di salvataggio vera e propria, gli orologi, i barometri i binocoli, le carte nautiche, gli strumenti di carteggio, le cassette del pronto soccorso, il GPS, i riflettori radar… insomma, parecchi dispositivi di sicurezza in più!


12 miglia dalla costa: quanti chilometri sono

Prima di procedere con gli altre puntualizzazioni riguardo all’obbligo della patente nautica, è bene ricordare ai più distratti a quanti chilometri corrispondono le miglia nautiche dalla costa indicate dal nostro Codice Nautico. Non si contano, infatti, le persone che domandano a Google frasi del tipo “12 miglia quanti km sono“! Ecco allora che è utile sapere che 12 miglia nautiche corrispondono a poco più di 22 chilometri, e che 6 miglia marine corrispondono a poco più di 11 chilometri.

 

L’obbligo patente nautica in base alla motorizzazione – regole 2020

patente nautica motorizzazione

Eccoci arrivati ai fattori più complessi da tenere in considerazione per capire quando serve la patente nautica, ovvero quelli legati alla motorizzazione. A prescindere dalla distanza dalla costa e dalla lunghezza della barca, infatti, è obbligatorio avere la patente nautica se si conduce un’imbarcazione dotata di;

  • un motore con più di 30 kw (o più di 40,8 cv)
  • un motore con una cilindrata superiore a 750 cc (in caso di carburazione o iniezione a due tempi)
  • un motore con una cilindrata superiore a 1.000 cc (se a carburazione a 4 tempi fuoribordo o se a iniezione diretta)
  • un motore con una cilindrata superiore a 1.300 cc (se a carburazione a 4 tempi entrobordo)
  • un motore con una cilindrata superiore a 2.000 cc (se motore a ciclo diesel)

Come si vede, dunque, il Codice Nautico offre diversi casi: non sempre, come si vede, è obbligatorio avere la patente nautica per guidare una barca con un motore di cilindrata 1.000, così come non tutti i 4 tempi richiedono la licenza.

Nel 2018, per via di una piccolissima modifica al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171 – al capo IV del titolo II – era scoppiato un piccolo polverone sui motori a 40 cavalli e sul relativo obbligo di patente nautica. Ad accendere la miccia era stato un servizio di Striscia la notizia, il quale, per i toni leggeri e con cui l’argomento era stato trattato – trattandosi pur sempre di un servizio d’informazione tipicamente ‘allarmista’ della televisione generalista, non certo rivolto a un pubblico specializzato – aveva gettato nello sconforto moltissimi naviganti. L’impressione, per molti, era stata quella di capire che la patente nautica fosse divenuta d’un colpo obbligatoria per tutti i motori fuoribordo da 40 cavalli. In realtà le cose non erano – non sono – affatto così.
Vediamo, nello specifico, come è stata modificata la norma. Se prima si affermava che la patente nautica è dovuta «per la navigazione nelle acque interne e per la navigazione nelle acque marittime entro sei miglia dalla costa, quando a bordo dell’unità sia installato un motore avente una cilindrata superiore a 750 cc se a carburazione a due tempi», a partire dal febbraio nel 2018 il nuovo testo recita che la patente è obbligatoria «per la navigazione nelle acque interne e per la navigazione nelle acque marittime entro sei miglia dalla costa, quando a bordo dell’unità è installato un motore di cilindrata superiore a 750 cc se a carburazione o iniezione a due tempi». Ed è proprio l’aggiunta della parola ‘iniezione’ a cambiare le carte in tavola. Ma non per tutti: a venire stravolto è l’uso di un solo particolare motore – per quanto molto diffuso – ovvero il motore Evinrude e-Tec 40 cv, un fuoribordo a due tempi a iniezione diretta, che dunque a partire dall’anno scorso ricade nell’obbligo di guida con patente nautica (con l’inevitabile costernazione di tutte le persone che si muovevano con questo motore pur non avendo alcuna patente nautica).

Obbligo di patente nautica: lo sci d’acqua

quando serve la patente nautica

Abbiamo dunque visto, in base alle dimensione della barca, alla distanza di navigazione dalla costa e in base al motore della barca quando è obbligatoria la patente nautica. Ci sono però alcuni casi speciali nei quali, a prescindere da quanto detto sopra, è obbligatorio sostenere l’esame della patente nautica.
Senza tenere conto della potenza del motore e degli altri criteri, è in ogni caso obbligatorio possedere una patente nautica per condurre una barca per praticare lo sci nautico. Questo sport, infatti, è regolamentato con molta precisione: oltre al conducente provvisto della patente nautica, a bordo ci deve essere anche un nuotatore esperto in grado di sorvegliare e quindi eventualmente di aiutare lo sciatore in caso di emergenza. Il conducente, inoltre, deve mantenere una distanza tra la barca e lo sciatore di minimo 12 metri, nonché mantenere sempre una distanza laterale di almeno 50 metri da qualsiasi altra barca. Non stupisce, dunque, che il conducente debba essere in possesso della patente nautica, per garantire la sicurezza dello sciatore e delle altre persone in mare.

La patente nautica e la moto d’acqua

patente nautica obbligatoria

Un altro utente del mare che deve obbligatoriamente essere provvisto di patente nautica – diversamente da quanto si pensa molto spesso – è il conducente di moto d’acqua. In tanti pensano che questa si possa guidare questa speciale barca senza patente, ma le cose non stanno così, anzi. Questo obbligo è in vigore fin dal 2005, a sottolineare come la moto d’acqua – pur essendo a tutti gli effetti un natante con una lunghezza alquanto ridotta – sia tutt’altro che un mezzo da prendere alla leggera. Va peraltro aggiunto, per completezza, che con una moto d’acqua non è mai possibile allontanarsi troppi dalla costa: la navigazione con questo natante è vietata oltre 1 miglio.

Ecco, ora sai – senza pericolo di dubbi – quando serve la patente nautica, secondo le normative del 2019 e quando, invece, è possibile guidare la barca senza nessuna licenza.









ASSICURAZIONE Legge Nautica da diporto e turismo

In Italia, la copertura assicurativa sulla Responsabilità Civile della propria unità da diporto è sancita per legge. L’assicurazione obbligatoria sulla barca è stata introdotta infatti dalla legge n. 990 del 24 dicembre 1969. Il Codice delle Assicurazioni (DLGS 209/2005) prevede inoltre l’estensione alle unità da diporto, ai natanti ed anche ad imbarcazioni con motore amovibile delle stesse norme che regolano l’RC auto.

Le esclusioni riguardano invece le barche a remi e le barche a vela, ma solo se la superficie velica è inferiore ai 15 metri quadrati e non è previsto ovviamente un motore ausiliario.

Quindi, sia che si possieda un natante, una barca a vela con motore, un’unità da diporto motorizzata, la legge obbliga ad avere un’assicurazione. Andiamo quindi a vedere quali sono le nostre boe di riferimento in materia di RC nautica

Innanzitutto, un’assicurazione nautica deve coprire, come parametro minimo, i danni che il possessore dell’imbarcazione potrebbe arrecare nei confronti di terze parti. Siamo nel campo della Responsabilità Civile.

Assicurazioni Corpi Yacht

Esiste poi tutta una serie di coperture aggiuntive che, se non stabilite per legge (a meno che non si acquisti un mezzo con la formula del leasing), rientrano appieno nel manuale del buon navigatore, dove queste tipologie assicurative sono indicate con il nome di assicurazioni Corpi Yacht.

assicurazioni nauticheE’ qui che ogni polizza assicurativa si differenzia dalle altre, in base alle opzioni che sono inserite fra le sue coperture (oltre naturalmente ai diversi livelli di franchigie e massimali).

Ogni copertura Corpi Yacht dovrebbe necessariamente coprire la perdita totale del mezzo (sia in caso di affondamento, furto o sparizione, che nelle eventuali spese di ricostruzione se maggiori del valore dell’imbarcazione), le spese di recupero del relitto e di salvataggio dell’equipaggio in caso di emergenze in mare.

Oltre a queste coperture basilari, i rischi dai quali è possibile premunirsi sono i più vari cerchiamo dunque di vedere quelli che più utili da prevedere. Se furto e incendio saltano subito all’occhio, lo stesso non è per la limitazione alla navigazione. Quindi, attenzione se avete intenzione di oltrepassare i limiti del Mediterraneo occorre prestare attenzione a quali limiti la polizza che stiamo stipulando pone alle nostre rotte.

Abbiamo poi la possibilità di coprire anche i danni che possono verificarsi durante il trasporto terrestre, ma anche quelli che la nostra barca può subire (o arrecare) durante la giacenza in acqua.

Oppure ancora, se siete appassionati di gare e regate, alcune polizze assicurative coprono gli incidenti specifici del settore, mentre se effettuate discipline sportive connesse all’uso dell’imbarcazione (vedi Windsurf) esistono coperture specifiche.

Come risparmiare

Per ricorrere alla nobile pratica del risparmio è necessario rivolgersi alla rete internet. Gli appositi siti comparatori e le polizze online, come Mio Assicuratore, permettono infatti di accedere a prezzi vantaggiosi. Ma attenzione agli imprevisti: la compagnia assicurativa deve essere autorizzata dall’IVASS, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (che mette a disposizione un elenco delle compagnie legali) e il contratto che andrete a sottoscrivere richiede una attenzione molto maggiore data la mancanza di un intermediario che sappia consigliarvi sulle soluzioni più appropriate.

Quando serve la patente nautica?

  • quando serve patente nautica

Ecco gli argomenti principali relativi a Quando serve la patente nautica?

 

Quando serve la patente nautica? E quando, quindi, è obbligatorio avere questa licenza per uscire con una barca? Ebbene, intorno a questo argomento vige una grande confusione, un po’ per i tanti fattori da tenere in considerazione per capire se, in un determinato caso, vi è o meno l’obbligo di patente nautica; un po’, inoltre, perché la normativa è cambiata spesso con piccoli scarti da una parte e dall’altra, andando a inglobare di volta in volta nuove categorie di naviganti tra quelli che necessariamente devono essere dotati di licenza.

Il problema è che il confine tra la possibilità di navigare senza documenti e l’obbligo della patente nautica non è netto e lineare. Tutti sappiamo che, per guidare un’automobile, è necessaria una patente di guida B, eccezion fatta per i praticanti che, con parecchi limiti, possono esercitarsi con il solo foglio rosa. Non è invece così per i naviganti: in questo caso capire quando serve la patente nautica non è semplice, né immediato. In questo articolo, però, vogliamo andare ad approfondire questo argomento, così da fugare ogni dubbio dei nostri lettori.

I tipi di imbarcazione: natante, imbarcazione, nave

Prima di vedere quando serve la patente nautica e quando invece si può navigare senza nessuna licenza, è certamente il caso di distinguere tra i diversi tipi di unità da diporto. Se infatti come vedremo non sono solamente le dimensioni della barca a decidere quando è obbligatorio avere la patente nautica e quando non lo è, è altrettanto vero che questo passaggio è fondamentale per capire chi deve fare l’esame e chi, invece, può continuare a usare la propria barca senza nessuna preoccupazione di ordine burocratico. Partiamo dunque col dire che il nostro Codice della Nautica riconosce tre tipi di unità da diporto, ovvero il natante da diporto, l’imbarcazione da diporto e la nave da diporto. Nello specifico:

Con il termine ‘natante da diporto‘ ci si riferisce a qualunque unità a remi, a motore o a vela la cui lunghezza non oltrepassi i 10 metri. I semplici natanti da diporto, tra le altre cose, non devono essere iscritti al Registro Imbarcazioni da Diporto tenuto dalla Capitaneria di Porto.

Si definiscono invece ‘imbarcazioni da diporto‘ tutte quelle barche lunghe più di 10 metri ma meno di 24 metri. In questo intervallo cadono la maggior parte della barche a vela e a motore utilizzate per fini turistici o agonistici. In questo caso l’iscrizione al Registro Imbarcazioni da Diporto della Capitaneria di Porto è obbligatoria; per quanto riguarda il numero di passeggeri massimo e i limiti di navigazione di ogni singola imbarcazione da diporto è necessario consultare la licenza della barca stessa.

Ci sono, infine, le ‘navi da diporto‘. Con questo termine si indicano tutte le unità da diporto con una lunghezza di oltre 24 metri.

L’obbligo patente nautica in base alla lunghezza della barca

In Italia c’è una particolarità assoluta per quanto riguarda l’obbligo di patente nautica: la legge, infatti, dà la possibilità di condurre natanti da diporto e imbarcazioni da diporto senza l’obbligo di patente nautica. Questo non vuol dire, però, che qualsiasi persona può pilotare queste barche in qualunque situazione. Assolutamente no: è più corretto dire, dunque, che vige sempre l’obbligo di patente nautica per pilotare delle barche superiori ai 24 metri di lunghezza, e quindi per le navi da diporto, sia a motore che a vela. Nello specifico, per le navi da diporto è necessario la patente nautica di tipo B, la quale può essere conseguita da chiunque sia in possesso di una patente nautica di tipo A senza limiti da almeno 3 anni. Già questo particolare, ovviamente, ci suggerisce che in alcuni casi – diciamo pure in molti, moltissimi casi – la patente nautica è necessaria anche per la guida di imbarcazioni con una lunghezza inferiore ai 24 metri. Quindi sì, teoricamente nel nostro Paese è possibile condurre una barca da 10 metri senza patente, come imbarcazioni molto più lunghe. Ma solo al di sotto di certe cilindrate, e solamente entro una certa distanza dalla costa, e via dicendo.

L’obbligo patente nautica in base alla distanza dalla costa

Quando serve la patente nautica in relazione al tipo di navigazione? A prescindere dalla lunghezza della barca e dalla potenza del motore, bisogna sapere che la patente nautica è sempre obbligatoria per navigare oltre le 6 miglia dalla costa. Che si stia guidando una barca da diporto oppure un natante, quindi, non fa alcuna differenza: a partire dalle 6 miglia dalla costa, solo chi è munito di patente nautica può condurre una barca.
A partire dai dati esposti finora, quando non è obbligatoria la patente nautica per guidare una barca? Ebbene, non lo è la barca non supera determinati limiti di motorizzazione – come vedremo dopo –, se non si naviga oltre le 6 miglia e se la barca è lunga meno di 24 metri. Anche l’età, in questo caso, gioca un fattore essenziale. A prescindere da tutto, infatti, è necessario aver compiuto 18 anni per guidare delle imbarcazioni da diporto; per condurre un natante a vela con una superficie velica superiore ai 4 metri quadrati o per condurre un natante a remi entro 1 miglio dalla costa è invece necessario avere almeno 14 anni.

Sempre riguardo le distanze dalla costa, poi, vi è un altro dettaglio importante da annotare. Non bisogna infatti dimenticarsi del fatto che, per navigare entro le 12 miglia, è sufficiente possedere, per l’appunto, la patente nautica entro 12 miglia, la quale costituisce per l’appunto la licenza entry level nel mondo della nautica. Con questa patente nautica non esistono limiti di potenza: si possono dunque guidare tutte le barche – a vela e a motore – lunghe fino a 24 metri, entro le 12 miglia. A voler essere ancora più precisi, la patente entro 12 miglia con limitazioni permette di condurre le sole unità a motore, mentre la versione completa di questa patente nautica consente di pilotare anche la barche a vela. Per condurre una barca oltre le 12 miglia è dunque necessario fare eventualmente un upgrade, e quindi sostenere un esame integrativo.

Va sottolineato che con la patente nautica entro le 12 miglia dalla costa nessuno ti vieta di guidare un’imbarcazione certificata per la navigazione senza limiti: a contare non è il tipo di barca, quanto invece solo e unicamente l’effettiva distanza dalla costa. L’integrazione per il passaggio dalla patente entro 12 miglia a quella senza limiti non prevede, tra l’altro, alcun esame pratico: è necessario affrontare la sola parte teorica.
La patente senza limiti, del resto, non è fondamentale per fare escursioni e viaggi di tutto rispetto. Per assurdo – per fare un esempio piuttosto conosciuto – è possibile raggiungere la Sardegna dall’Italia anche con la patente nautica entro le 12 miglia, pur essendo l’isola distante oltre 150 chilometri dalla costa italiana. Basterà partire da Livorno e raggiungere la Corsica, navigando entro le 12 miglia dalla Gorgona e dalla Capraia, o magari partire da Piombino e approfittare dell’isola d’Elba e quindi della Pianosa. Il trucco, dunque, sta nello sfruttare gli arcipelaghi per arrivare fino in Corsica, e da lì portarsi verso la Sardegna.

La navigazione entro le 12 miglia dalla costa, del resto, offre parecchi vantaggi: si pensi per esempio a tutte le dotazioni di sicurezza non obbligatorie entro tale distanza. Basteranno la zattera di salvataggio costiera, le cinture di salvataggio, le boette, i fuochi a mano, i razzi paracadute, gli apparecchi di segnalazione sonora e la radio VHF, laddove invece, oltre le 12 miglia, si dovranno aggiungere anche la zattera di salvataggio vera e propria, gli orologi, i barometri i binocoli, le carte nautiche, gli strumenti di carteggio, le cassette del pronto soccorso, il GPS, i riflettori radar… insomma, parecchi dispositivi di sicurezza in più!


12 miglia dalla costa: quanti chilometri sono

Prima di procedere con gli altre puntualizzazioni riguardo all’obbligo della patente nautica, è bene ricordare ai più distratti a quanti chilometri corrispondono le miglia nautiche dalla costa indicate dal nostro Codice Nautico. Non si contano, infatti, le persone che domandano a Google frasi del tipo “12 miglia quanti km sono“! Ecco allora che è utile sapere che 12 miglia nautiche corrispondono a poco più di 22 chilometri, e che 6 miglia marine corrispondono a poco più di 11 chilometri.

 

L’obbligo patente nautica in base alla motorizzazione – regole 2020

patente nautica motorizzazione

Eccoci arrivati ai fattori più complessi da tenere in considerazione per capire quando serve la patente nautica, ovvero quelli legati alla motorizzazione. A prescindere dalla distanza dalla costa e dalla lunghezza della barca, infatti, è obbligatorio avere la patente nautica se si conduce un’imbarcazione dotata di;

  • un motore con più di 30 kw (o più di 40,8 cv)
  • un motore con una cilindrata superiore a 750 cc (in caso di carburazione o iniezione a due tempi)
  • un motore con una cilindrata superiore a 1.000 cc (se a carburazione a 4 tempi fuoribordo o se a iniezione diretta)
  • un motore con una cilindrata superiore a 1.300 cc (se a carburazione a 4 tempi entrobordo)
  • un motore con una cilindrata superiore a 2.000 cc (se motore a ciclo diesel)

Come si vede, dunque, il Codice Nautico offre diversi casi: non sempre, come si vede, è obbligatorio avere la patente nautica per guidare una barca con un motore di cilindrata 1.000, così come non tutti i 4 tempi richiedono la licenza.

Nel 2018, per via di una piccolissima modifica al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171 – al capo IV del titolo II – era scoppiato un piccolo polverone sui motori a 40 cavalli e sul relativo obbligo di patente nautica. Ad accendere la miccia era stato un servizio di Striscia la notizia, il quale, per i toni leggeri e con cui l’argomento era stato trattato – trattandosi pur sempre di un servizio d’informazione tipicamente ‘allarmista’ della televisione generalista, non certo rivolto a un pubblico specializzato – aveva gettato nello sconforto moltissimi naviganti. L’impressione, per molti, era stata quella di capire che la patente nautica fosse divenuta d’un colpo obbligatoria per tutti i motori fuoribordo da 40 cavalli. In realtà le cose non erano – non sono – affatto così.
Vediamo, nello specifico, come è stata modificata la norma. Se prima si affermava che la patente nautica è dovuta «per la navigazione nelle acque interne e per la navigazione nelle acque marittime entro sei miglia dalla costa, quando a bordo dell’unità sia installato un motore avente una cilindrata superiore a 750 cc se a carburazione a due tempi», a partire dal febbraio nel 2018 il nuovo testo recita che la patente è obbligatoria «per la navigazione nelle acque interne e per la navigazione nelle acque marittime entro sei miglia dalla costa, quando a bordo dell’unità è installato un motore di cilindrata superiore a 750 cc se a carburazione o iniezione a due tempi». Ed è proprio l’aggiunta della parola ‘iniezione’ a cambiare le carte in tavola. Ma non per tutti: a venire stravolto è l’uso di un solo particolare motore – per quanto molto diffuso – ovvero il motore Evinrude e-Tec 40 cv, un fuoribordo a due tempi a iniezione diretta, che dunque a partire dall’anno scorso ricade nell’obbligo di guida con patente nautica (con l’inevitabile costernazione di tutte le persone che si muovevano con questo motore pur non avendo alcuna patente nautica).

Obbligo di patente nautica: lo sci d’acqua

quando serve la patente nautica

Abbiamo dunque visto, in base alle dimensione della barca, alla distanza di navigazione dalla costa e in base al motore della barca quando è obbligatoria la patente nautica. Ci sono però alcuni casi speciali nei quali, a prescindere da quanto detto sopra, è obbligatorio sostenere l’esame della patente nautica.
Senza tenere conto della potenza del motore e degli altri criteri, è in ogni caso obbligatorio possedere una patente nautica per condurre una barca per praticare lo sci nautico. Questo sport, infatti, è regolamentato con molta precisione: oltre al conducente provvisto della patente nautica, a bordo ci deve essere anche un nuotatore esperto in grado di sorvegliare e quindi eventualmente di aiutare lo sciatore in caso di emergenza. Il conducente, inoltre, deve mantenere una distanza tra la barca e lo sciatore di minimo 12 metri, nonché mantenere sempre una distanza laterale di almeno 50 metri da qualsiasi altra barca. Non stupisce, dunque, che il conducente debba essere in possesso della patente nautica, per garantire la sicurezza dello sciatore e delle altre persone in mare.

La patente nautica e la moto d’acqua

patente nautica obbligatoria

Un altro utente del mare che deve obbligatoriamente essere provvisto di patente nautica – diversamente da quanto si pensa molto spesso – è il conducente di moto d’acqua. In tanti pensano che questa si possa guidare questa speciale barca senza patente, ma le cose non stanno così, anzi. Questo obbligo è in vigore fin dal 2005, a sottolineare come la moto d’acqua – pur essendo a tutti gli effetti un natante con una lunghezza alquanto ridotta – sia tutt’altro che un mezzo da prendere alla leggera. Va peraltro aggiunto, per completezza, che con una moto d’acqua non è mai possibile allontanarsi troppi dalla costa: la navigazione con questo natante è vietata oltre 1 miglio.

Ecco, ora sai – senza pericolo di dubbi – quando serve la patente nautica, secondo le normative del 2019 e quando, invece, è possibile guidare la barca senza nessuna licenza.